Caro Giovanni, quanta nostalgia, quanto dolore

Non eravamo pronti a questo distacco anche se da tempo sapevamo della tua salute precaria che ci ha impedito di godere della tua presenza e della tua parola, dei tuoi interventi pacati e appassionati a un tempo, fatti per interrogarci e per convincerci, sempre vivi e sinceri, con cui esprimevi il tuo pensiero portando la ricchezza della tua anima e la mitezza del tuo carattere.

Per lunghi anni, siamo stati parte di un lavoro comune, nell’Azione Cattolica, nel Gruppo Studi Sociali, in Comune, nella scuola e, da ultimo nella Ass. Zaccagnini con la voglia, se non di cambiare il mondo, la passione di rendere un poco più umana la città e la politica, l’impegno a rendere viva la nostra Chiesa e profonda testimonianza della nostra fede.

Abbiamo frequentato insieme luoghi famigliari: l’Abbazia del Monte, Camaldoli, San Luca a Bologna e la Firenze di La Pira. Nomi e personaggi importanti: Dossetti, De Gasperi, Moro, Andreatta, Scoppola, Gorrieri e Zaccagnini. I nostri preti: Don Primo, Don Lino, Don Vittorio, Don Tarcisio, Don Rino, Don Giancarlo e i Vescovi: Augusto Gianfranceschi, Giovanni Amaducci, Lino Garavaglia, Antonio Lanfranchi. Tutti hanno avuto un’importanza fondamentale nel nostro cammino di ricerca per dare senso alla nostra vita.

Siamo stati in politica per incontrare la gente, vivere i problemi degli anziani, capire le attese dei giovani, conoscere le nuove povertà e la condizione degli immigrati, diffondere la cultura per difendere la vita. Questo abbiamo fatto o tentato di fare perché, come diceva Don Milani la politica “è sortire insieme dalle questioni comuni”.

Ci vengono in mente tante immagini-ricordo che vorremmo mettere in fila, per non dimenticare niente e nessuno. La tua affezione alla Parrocchia di San Pietro, intensa e filiale come era stata quella per San Martino in Fiume dove eri nato e sei stato battezzato.

La tua vocazione per l’insegnamento come esperienza di immersione totale nella cultura in tutte le sue forme: non solo la classicità e la letteratura ma anche l’arte, la pittura, il cinema, il teatro, i viaggi, soprattutto in Terra Santa dove sei andato più volte, alla ricerca delle orme di Gesù.

La passione per la ricerca storica, in cui hai prodotto studi importanti di storia locale – Edoardo Fabbri patriota, Cesare Montalti prete latinista e rivoluzionario, Giovanni Ghirotti politico e amministratore – e contributi importanti sul Liceo Classico, e un’infinità di altri temi. E pure la storia del mondo cattolico, occupandoti di tante parrocchie, dei cattolici romagnoli nella Resistenza, di Mons. Giovanni Ravaglia, dei rapporti fra Don Primo Mazzolari e Cacciaguerra, e soprattutto del cattolicesimo democratico-popolare di inizio ‘900 e della prima Democrazia Cristiana, di cui hai pensato e diretto il più importante Convegno nazionale, con storici e docenti di tutta Italia, realizzato proprio qui a Cesena nel 1978.

Il tuo amore per i libri che per te avevano voce. Quando al termine di altre esperienze tenevi una apprezzata rubrica giornalistica amavi definirti “scrittore” perché nei libri – ne hai scritti tanti da alimentare una biblioteca – sentivi scorrere la voce della storia e della vita.

La tua partecipazione attiva all’Opera Don Dino, nella Comunità di Villa Bianchi che accoglie giovani disabili.

E, infine, la tua amicizia con Zaccagnini, maestro e fratello, per il quale vorremmo riportare per intero il testo di un tuo articolo pubblicato nel giugno 2012, in occasione del centenario della sua nascita.
Una dichiarazione di affetto e di stima incondizionata perché, come tu scrivi, “Zac, come affettuosamente era chiamato, non era solo un leader politico, era molto di più: era prima di tutto una persona seria, un cristiano di tutti i giorni, di quelli che non cercano la politica, ma sono le circostanze storiche che li obbligano a scendere in politica e a mettersi in gioco, a rischio di coscienza”.
“Aveva organizzato i giovani dell’Azione Cattolica incontrandoli all’Abbazia del Monte, per una resistenza che era prima morale, poi politica e militare”.
“Cesena era per lui un luogo d’incontro consueto, una seconda casa: per noi un amico che incarnava il nostro ideale di impegno sociale e politico. All’appuntamento con lui erano presenti moltissimi amici che attendono una nuova stagione di protagonismo di una tradizione troppo ricca per non rifiorire in una nuova primavera”.
Una dichiarazione che è anche un programma.

Caro Giovanni. Il tuo esempio ha contribuito a cambiare la vita di molti. Soprattutto ha cambiato noi. Grazie.

Gli amici dell’Ass. Benigno Zaccagnini – Cesena

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